Domenica terza T.Q. – (7.3.’021).
Omelia di Don Gianfranco
Il primo impegno che scaturisce per noi dalla celebrazione della s. Messa, e in particolare dall’ascolto della Parola di Dio, è dare una risposta su come abbiamo vissuto questa seconda settimana di Quaresima, dando senso e contenuto all’indicazione di convertirci e credere nel Vangelo. Una indicazione tradotta poi nella concretezza delle virtù cristiane e delle pratiche dell’elemosina, carità, preghiera e digiuno o penitenza.
Oggi il brano di Vangelo, ricavato dal Vangelo di s. Giovanni, ci porta nella città di Gerusalemme, orgoglio di ogni israelita, e soprattutto nel Tempio, che rappresenta il punto di riferimento per ogni israelita. Qui si vuole incontrare Dio, e in un certo senso qui ci si vuole sdebitare con Dio, per quanto si è ricevuto da Lui. E’ in questo luogo santo che si presenta Gesù, in una pratica che ogni ebreo compiva in occasione della Pasqua, recarsi al Tempio in pellegrinaggio. L’evangelista Luca ci ha già riferito di una venuta di Gesù al Tempio, all’età di dodici anni. Vi si era fermato all’insaputa di Maria e Giuseppe, e lo scopo era stato di intrattenere i dottori della Legge, ai quali aveva evidentemente offerto un saggio della sua sapienza. Ora Gesù ha raggiunto un’età diversa, probabilmente circa trent’anni. Pensa di trovare nel Tempio gente in preghiera. Invece vi trova gente che vende buoi, pecore e colombe, con accanto, seduti ai loro banchi, i cambiavalute, per la gente che veniva da fuori e doveva trattare con il denaro che si usava al Tempio. Gesù non esita a formare seduta stante una frusta, con cui scaccia tutti dal Tempio, con la conclusione che non si può fare della casa del Padre suo un mercato. Il suo gesto suscita la reazione dei Giudei, che chiedono un gesto che giustifichi questa presa di posizione. E nostro Signore dà loro come segno lo stesso segno che domenica scorsa aveva dato ai suoi apostoli scendendo dal monte della trasfigurazione: non raccontate a nessuno quanto avete visto, se non dopo che sarò risorto da morte. Qui Gesù sfida i Giudei a distruggere il Tempio, che Egli in tre giorni ricostruirà. Le parole non sono comprese né dai Giudei, né dai discepoli, che capiranno dopo che Gesù sarà risorto da morte.
E’ un invito rivolto a noi a prendere in mano la nostra fede, e chiederci, come credenti in Gesù Cristo, su cosa si basa la nostra fede. Gesù non si stancherà di ripetere il motivo della sua passione e morte per la risurrezione, ma il suo annuncio sarà quasi sempre accompagnato dall’incertezza di chi vorrebbe immediatamente vedere la concretezza di questo risorgere da morte, che invece per Gesù si pone sempre dopo la sua passione e morte. Ed è un invito che oggi per noi si traduce nelle altre due letture, che pure ci parlano di conversione, tramite rinunce, che hanno come scopo di farci giungere alla risurrezione, ora, di una vita nuova, e nell’eternità di risurrezione di morte. La prima lettura ci porta nel clima dei dieci comandamenti. Quando queste due tavole furono consegnate a Mosè, Dio promise che attraverso queste indicazioni non solo passava la certezza di giungere alla terra promessa, ma la certezza di una vita vera, di comunione con Lui, che è la fonte della vita vera. In questi anni, gli stessi mezzi della comunicazione sociale si sono impegnati a presentare e commentare queste due tavole. E Non di rado a mettere in ridicolo, o banalizzare un contenuto, definito di altri tempi. E la domanda giunge a noi: ricordiamo i dieci comandamenti, e siamo convinti che la loro osservanza è per noi fonte di vita?
L’apostolo Paolo, anche se non direttamente, ci porta luce sia su Gesù Cristo, sia sui dieci comandamenti. Si rivolge a una comunità, dei Corinzi, nella quale spesso l’atteggiamento è di una rivendicazione di superiorità in tanti campi. Siamo in una città di mare, quindi cosmopolita, e l’Apostolo può facilmente richiamare la presenza di Greci e di Ebrei: gli uni cercano sapienza, gli altri segni. Noi, osserva l’Apostolo, annunziamo Cristo crocifisso, scandalo per gli uni, stoltezza per gli altri, ma per chi crede in Lui sapienza di Dio e potenza di Dio.
Chiederemo al Signore che nella prossima settimana nelle nostre scelte, decisioni e comportamenti abbiamo a crescere nella fede in Gesù Cristo quale via del bene, perché sapienza e potenza di Dio.