Domenica seconda T.Q. – (28.2.’021).
Gn. 22, 1-2.9a.10 – 13.15- 18; Rm. 8, 31b -34; Mc.9, 2-10.
Omelia di Don Gianfranco
Celebriamo l’Eucarestia nella seconda domenica di Quaresima, ed è importante da parte nostra che abbiamo a chiederci, non solo come abbiamo iniziato questo Tempo, ma come abbiamo vissuto la prima settimana di Quaresima. Siamo stati accanto a nostro Signore nel deserto, dove Gesù ha dovuto subire le tentazioni di Satana, e insieme stava con le bestie selvatiche e gli angeli lo servivano. Una visione che ci porta all’inizio della creazione, fatta di pace e di armonia, ma insieme con l’insidia del nemico, che mira a distruggere tutto. Oggi siamo sempre accanto a Gesù, ma in una situazione totalmente diversa. Gesù si trova su un alto monte, in compagnia dei tre apostoli, Pietro, Giacomo e Giovanni. Davanti a loro si trasfigura, e accanto a Lui appaiono due personaggi che hanno segnato la storia d’Israele, Mosè ed Elia, l’uno legislatore, l’altro profeta in un momento particolarmente tragico della storia.
Questa visione viene introdotta dalla prima lettura, dal libro della Genesi. Abramo, nostro padre nella fede, dopo aver abbandonato la sua terra, ha visto pienamente realizzata la promessa a lui fatta da Jahvè e il senso della sua vita. Da Dio riceve una richiesta, umanamente incredibile: offrirgli il figlio in sacrificio. Dai mass media riceviamo quotidianamente notizia di fatti tragici, anche di genitori che uccidono figli e di figli che si sbarazzano dei genitori. Aprire la Bibbia, nelle prime pagine ci troviamo di fronte all’omicidio di Abele da parte del fratello Caino. Possiamo parlare di una scia di sangue che percorre la storia umana, e non manca di essere presente anche ai nostri giorni. Accostare i due brani, si potrebbe essere tentati di pensare che in questa scia di sangue, con Abramo si inserisca anche Dio, il Dio dal volto severo, che tanti si ostinano a leggere nell’Antico Testamento. E’ quindi molto importante cogliere l’insegnamento che viene a noi dalla Parola di Dio, perché diventi per noi indicazione di cammino quaresimale, per giungere preparati alla Pasqua. Abramo è nostro padre nella fede, ed è una fede che viene lodata da Dio stesso, con le parole: non stendere la mano contro il ragazzo e non fargli niente. Ora so che temi Dio e non mi hai rifiutato tuo figlio, il tuo unigenito. Sono parole che in un passo, sempre della Bibbia, sono così commentate: Abramo, in ragione della fede, era pronto a sacrificare il figlio, perché era certo che Dio può risuscitare dai morti. In un tempo in cui ancora l’umanità non crede alla vita eterna nella sua pienezza in Dio, Abramo è antesignano anche di questa fede, che lo fa pienamente nostro padre nella fede.
Su questa fede in pienezza si pone la parola del Vangelo. L’Evangelista non ci riferisce su cosa abbiano conversato Gesù con Mosè ed Elia. Ci riferisce la sorpresa degli Apostoli e le parole di Pietro, che dice qualcosa non sapendo però esattamente che cosa dire. Soprattutto ci riferisce della voce che viene dalla nube che ha ricoperto Gesù con Mosè ed Elia. Sono le parole che già erano state proclamate al battesimo di Gesù. Allora però riferite a Lui soltanto. Ora invece si precisa: sono parole indirizzate agli Apostoli e, tramite loro, all’intera umanità. Gesù è il Figlio, l’amato: occorre ascoltarlo!
Il messaggio però non si ferma a questo punto, ma viene completato da Gesù stesso. Scendendo dal monte, ordina ai suoi Apostoli di non dire a nessuno quanto hanno visto, se non dopo che sarà risorto dai morti. Un completamento che al momento gli Apostoli non comprendono, ma che vivranno in pienezza nella celebrazione della Pasqua di passione e risurrezione: Gesù è il Figlio che in obbedienza al Padre passerà attraverso la morte, ma per essere poi risuscitato.
Gesù è il Figlio, l’amato da ascoltare. L’apostolo Paolo, nel brano della seconda lettura, tradurrà così: credere in Gesù va tradotto in una fede che ha in sé la certezza che Dio è con noi, che ci donerà ogni cosa in Cristo Gesù, Egli che morto e risorto sta alla destra di Dio e intercede per noi.
La Quaresima è il cammino che ci vede impegnati a rafforzare, richiamando il nostro battesimo, la fede, la speranza e la carità.
E rinforzarle vivendo l’elemosina, la preghiera e il digiuno. Pratiche che mentre esprimono la serietà con cui noi ci sentiamo impegnati a crescere nella vita cristiana, diventano lo strumento della grazia mediante la quale Dio opera la sua azione in noi. E’ con questa luce che oggi noi entriamo nella seconda settimana di Quaresima, ed è con questa luce che noi vorremo essere in noi stessi rafforzati nelle virtù cristiane e verso i fratelli e le sorelle, testimoni della novità portata da Cristo Gesù.